A volte abbiamo bisogno di uscire dalle zone di comfort. In questo ci sostiene la follia sacra dell’heyoka, che nel folclore nativo americano è il clown cosmico. Talvolta rappresentato dal coyote;  peta durante le cerimonie, ride quando si piange e urla quando si deve fare silenzio. È un sovvertitore di paradigmi, un essere che rompe gli schemi della monotonia e della rigidità.

Questa nella maggior parte dei casi può essere anche una medicina, di cui un nobile aspetto si declina nella clownterapia, rappresentata mirabilmente da Robin Williams, nel film Patch Adams. Ma questo è solo uno dei tanti aspetti del burlone, giullare, trickster (molti sono i simboli, gli animali e gli spiriti che rappresentano questo archetipo nel mito e nel focklore popolare); infatti talvolta può essere anche molto volgare, e screditante, poiché mina agli aspetti più rigidi dell’ego per trasformarli. C. Michael Smith in Jung e lo Sciamanesimo, ci dice che le sue tipiche pagliacciate includono la tendenza a usare stratagemmi, astuzie, buffonate e scherzi, allo scopo di aiutarci a realizzare imprese grazie a una metodica concentrazione, che non tutti potrebbero compiere. Jung osservò inoltre che l’imbroglione mantiene una relazione compensatoria con la coscienza egoica e l’ordine razionale, sconvolgendo però quest’ultimo.

Una volta al giorno per non prendermi troppo sul serio canto The Lion Sleeps Tonight, dei Tokens, ballando nel modo più sconclusionato possibile. Potrebbe sembrare inutile, mentre fatto con coscienza dona delle belle consapevolezze. Ma si può fare con qualunque canzone si ritenga adatta – in fondo all’articolo qualche suggerimento* – meglio se un po’ trash; e meglio ancora se fatto nel modo più creativo possibile. Per esempio, io indosso una corona di pietre preziose colorate in plastica, che ho tenuto per diverso tempo durante l’intera pandemia come atto “psicoscemico”, a simboleggiare la mia capacità di imperare sul corona-virus. No, non vedrete mai le foto sui social, ma potete immaginare – anche perché in ogni caso ha funzionato!

Possiamo creare un “heyoka-mantra” che ci descriva in modo bizzarro, cambiando connotati, modo di vestire, contesto sociale o genere. Questo potere è a tutti gli effetti il seme della creatività, di una follia ben veicolata tipica anche degli artisti, quella del Matto dei Tarocchi, che viene rappresentato in cammino, alla partenza del viaggio iniziatico verso l’ignoto e le infinite possibilità del cosmo.

Inoltre può essere anche un modo per praticare l’arte della disidentificazione, che Carlos Castaneda definirebbe come utile allo spostamento del punto di unione, cioè il movimento dello stato di coscienza che può anche facilitare l’uscita dai ruoli cristallizzati. La disidentificazione è uno strumento principe anche nel metodo della psicosintesi, ideato dallo psichiatra Roberto Assaggioli, utile allo scopo di ritrovare un centro profondo di consapevolezza. Assaggioli sosteneva che “siamo dominati da tutto ciò con cui ci identifichiamo, e possiamo dominare tutto ciò da cui ci siamo disidentificati”. Nel pratico, ci identifichiamo con sensazioni fisiche, emozioni, desideri, pensieri e ruoli; talvolta anche con ansie, fobie, immagini distruttive interne di noi stessi e abitudini dannose. Il rimedio della disidentificazione porta a prendere distanza dall’influenza di questi aspetti, semplicemente cambiando posizione del nostro io all’interno della nostra psiche. Operare in questa direzione sciamanicamente è semplice, basta muoversi nello spazio tra noi e il nostro respiro, là dove il cosmo ci sostiene con le sue molteplici prospettive.

Buon viaggio dunque, oltre ogni cammino predestinato, dove un pizzico di follia non fa mai male!

E così ci rimettiamo in cammino…
Al prossimo viaggio…

Alberto Fragasso

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*playlist consigliata:
– Outcast -Hey Ya!
– Justin Timberlake – Can’t Stop the Feeling!
– Taylor Swift – Shake It Off
– Pharell Williams – Happy