Prendiamo in esame un momento di pericolo, dove tutto viene vissuto secondo uno stato di forte reattività. Forse quel pericolo era già stato percepito in precedenza; qualcosa in noi sapeva che sarebbe sopraggiunto e ne aveva avvertito l’arrivo. Qualcosa dentro di noi lo aveva riconosciuto, come un profumo colto al passare del vento, o come quando si percepisce l’arrivo della pioggia perché se ne avverte l’umidore.

Siamo così certi che non sia possibile fiutare una difficoltà o una possibilità favorevole grazie ai nostri sensi? Grazie all’antenna del nostro corpo? Siamo così certi che l’essere umano non sia in grado di farlo?

Immaginiamo ora una volpe che fiuta il terreno: naso al suolo per sentire l’odore di una possibile preda che si è da poco allontanata; una piccola lepre selvatica non molto distante. Ma c’è qualcos’altro nell’aria. La volpe alza lo sguardo; la sua attenzione è catturata da un suono, un boato. Qualcosa si è alzato in volo, uno stormo. Le sue orecchie si drizzano, i suoi occhi osservano. Osservano attraverso la foresta. Poi si china, si rannicchia, per cogliere con occhio attento ciò che la circonda. Ma non perde la percezione del piccolo leprotto in lontananza, perché ne sente l’odore. È immersa in un’estasi sensoriale: percepisce con lo sguardo, con le zampe, con il pelo, con la coda, con tutti i senti del suo corpo; sia un possibile pericolo, che un’opportunità. Da un lato della foresta il primo, dall’altro la seconda.

Non sappiamo con certezza di cosa si tratti, che cosa sia questo pericolo; soltanto un segno ci ha mostrato un aspetto del suo volto: gli uccelli in volo. Così quatta quatta, la volpe comincia a muoversi tra le ombre della foresta, mentre il sole del tramonto illumina ogni figura e forma, lasciando emergere il gioco di chiaro-scuri del bosco.

La volpe sceglie di nascondersi proprio lì, nell’ombra dei fiori e delle foglie d’erba. Chissà cosa c’è in arrivo. Tende le orecchie e sente dei passi, un fruscio nel fogliame, un click e infine un colpo assordante e sordo allo stesso tempo che inquieta con la sua vibrazione tutto l’ambiente circostante.

Bam! La volpe si fa ancora più quatta; e sente l’odore della lepre, la sua preda. Sente il suo odore perché è ancora più forte, selvatico, e rancido rispetto a prima. C’è l’odore della morte con lei, la lepre è stata colpita.

La volpe non capisce cosa sia stato, ma comprende e percepisce che si tratta di un pericolo perché il suo pelo si rizza. Forse è la paura che ha invaso le sue cellule o forse è la forza della sopravvivenza che scaturisce dal suo cuore. In un misto tra calma e frenesia – e viene da chiedersi come sia possibile che possano abitare in contemporanea un unico essere vivente, ma vi assicuro che se foste una volpe lo capireste – si dirige verso la tana con circospezione, camminando a piccoli passi silenziosi, nascosta per tutta la notte a riflettere, senza essersi nemmeno nutrita.

Che cosa sarà mai quel pericolo in arrivo? E come posso fare a superare questa crisi?

Intanto le stelle si muovono nella volta celeste, la luna fa il suo percorso ad arco sopra l’orizzonte da un capo all’altro, e la volpe si addormenta con questi quesiti nel cuore; e sogna, lasciando che l’universo le parli e le comunichi come vivere la prossima giornata alla ricerca di una nuova prospettiva. Forse una nuova tana? Probabilmente un nuovo viaggio dal sapore inaspettato la attende.

Questo racconto sulla volpe, in forma di metafora, tipica delle narrazioni sciamaniche; dovrebbe condurci a renderci conto di come esistono molteplici variabili e sfere di influenza, che sfiorano costantemente la vita nei suoi plurimi aspetti; e di come le nostre azioni, ma anche quelle della volpe e della lepre, possono contribuire a influenzare un altro essere. Tuttavia più di tutto vorrei che si portasse attenzione sul potere del fiuto.

Ascoltare il proprio corpo è essenziale per imparare a fiutare le possibilità luminose e i pericoli della vita. Ascoltare il proprio corpo e restare in attenzione del respiro ci permette di espandere i nostri sensi, acuirli allo scopo di comprendere meglio la vita stessa e poter fare scelte con maggiore consapevolezza. Vi è già successo di aver sentito preventivamente che immergersi in una relazione, in una situazione, in un’esperienza; avrebbe potuto condurre a sgradevoli conseguenze? O che fare una scelta poteva essere compromettente, e nonostante questo presentimento avete continuato comunque verso quella direzione? Oppure, vi è mai successo di chiedervi se andare da quella parte fosse davvero la scelta più saggia e nel dubbio non avete proseguito?

L’arte di ascoltarsi è importante da apprendere e da affinare per fare scelte consapevoli. L’ascolto del cuore ci aiuta ad acuire i nostri sensi, a fiutare là dove c’è qualcosa di buono e nutriente per noi.

Imparare a scegliere con il fiuto della volpe può essere un grande e onorevole potere, e uno sguardo nel presente verso un futuro migliore. Che siate il cacciatore, la volpe, la preda, i volatili, la foresta, le ombre o le luci, o che siate tutto questo interamente, non importa. Lasciate che il fiuto vi conduca; la vostra intuizione è fondamentale per ogni percorso da battere.

L’essenziale di quest’arte è intuire e poi agire di conseguenza.

Buon ascolto a tutti.

E così ci rimettiamo in cammino,

al prossimo viaggio…

Alberto Fragasso

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