Attorno a noi c’è molta paura. Si sente nell’aria, ed è palpabile. Se aguzziamo un po’ i sensi, riusciamo a percepire il timore che gira negli angoli delle strade o che si nasconde nei vicoli, attendendo soltanto il momento opportuno per manifestarsi. È così nel nostro inconscio, là dove coltiviamo semi di paura quotidianamente. Essa si manifesta sotto molteplici volti: può essere la paura di vivere, di essere se stessi, di innamorarsi, di viaggiare, di uscire di casa, di respirare aria inquinata, o di non respirare e morire.

Molte possono essere le paure trasmesse dai genitori o dalla famiglia in tempi in cui si è plasmabili. La paura, infatti, si fa strada nella nostra infanzia, nei meandri della nostra personalità, cingendo le sue braccia attorno al nostro corpo e insinuandosi nei nostri neuroni fin dalla tenera età. Essa è una forza in realtà propulsiva e oppositiva, che come un veleno si insinua lentamente dentro di noi per insegnarci a vivere. In certi casi la paura può essere una grande alleata; infatti se immaginiamo di viaggiare con la marcia inserita senza ricordarci di frenare al semaforo rosso, perché non percepiamo la paura dell’incidente e dello scontro; allora potremmo anche rischiare di farci molto male e così qualcun altro insieme a noi. In altri casi potremmo decidere di raggiungere un luogo pericoloso a tarda notte, senza farci troppo caso e rischiare la nostra incolumità.

Non avere paura può essere uno svantaggio. Percepire la paura invece ci può mettere in uno stato di allerta, che raffinato può diventare profonda attenzione. In termini sciamanici l’attenzione è l’inverso della confusione. L’attenzione è un punto verso cui ci muoviamo, mentre la confusione è un’energia caotica che ci porta a viaggiare senza riconoscere il nord della bussola. La paura tuttavia può farci proprio perdere questa bussola, ed è in questi casi in cui dobbiamo fare attenzione; poiché può essere che siamo diventati dipendenti da questo veleno.

Molti sono i veleni che possono renderci dipendenti. Gli zuccheri raffinati per esempio a lungo andare possono danneggiare il nostro corpo e renderlo molto infiammato, portando in certi casi anche malattie come il cancro; esattamente come l’eccesso di fumo e sigarette, che alla lunga possono portare i nostri polmoni a marcire e a essere colmi di catrame. Questo non significa che non ci si possa gustare del buon tabacco o qualcosa di dolce. Tutto sta però a trovare la giusta attenzione e un buon equilibrio nelle cose, per riconoscere di fronte a una tavola imbandita cosa è sano per il nostro corpo e cosa può nutrire e sostenere la nostra esistenza; sempre ricordando che “prevenire è meglio che curare”.

Secondo alcuni studi scientifici la paura attiva i recettori della ricompensa della dopamina, un neurotrasmettitore collegato non solo al piacere, ma anche ai comportamenti di ricerca e fuga. Lo stesso vale per l’adrenalina la cui combinazione con la dopanima, ci fa sentire carichi fisicamente ed emotivamente, a tal punto da creare potenziali dipendenze. La dipendenza dalla paura è quindi qualcosa di reale che può avere radici su più piani: biologici, mentali e metafisici.

Il tempo della paura è sempre presente, ed è un tempo diverso dal tempo del sogno, ovvero quello che per i nostri antenati era un luogo dove passato, presente e futuro coesistevano. Il tempo della paura ci conduce di solito a un passato ostico dove possiamo avere vissuto qualcosa di traumatico che ci fa reagire pesantemente nei confronti del nostro presente, proiettando ombre, timori e resistenze. In quel caso lo spirito della paura ci conduce con le sue briglie, ci domina, e ci tiene al guinzaglio; ed è a quel punto che dobbiamo coltivare il coraggio di uscire dalle dipendenze e riappropriarci del nostro destino dal quale ci siamo allontanati per ascoltare voci ed echi che non esistono più, scaturiti magari dal vissuto di qualche nostro antenato, e che risuonano ancora nel presente. La paura in questo caso resta comunque un’alleata, ma con una buona assertività, mista agli ingredienti dell’accettazione e dell’attenzione, possiamo riconoscerla come messaggera e procedere nel cammino con un nuovo volto: quello del coraggio.

Rintracciare il coraggio non è semplice, tutto ciò che dovremo fare è scendere al cuore delle cose, là dove dimora il nostro vero sentiero, oltre ogni paura condizionata, al di là di ogni mente disciplinata e via, lontano da ogni educazione costrittiva che ci invita a essere sempre prudenti senza mai davvero osare. Osare significa accedere ai sogni più grandi e veri del nostro cuore, ma se non riconosceremo lo sguardo della paura, non riusciremo a fare il passo successivo, e permetterci di vivere la vita che davvero desideriamo.

E così ci rimettiamo in cammino…
al prossimo viaggio…

Alberto Fragasso

Seminario:
Il Coraggio di Vivere, il cammino sciamanico del fuoco https://sognarelaterra.it/il-coraggio-di-vivere-il-cammino-sciamanico-del-fuoco-pi/

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