Chi non ha mai avuto paura di se stesso e del proprio potenziale?
Alcuni spunti sciamanici per risolvere questo “piccolo” problema.
Chi fugge da se stesso, non si sentirà mai a casa.

Il coraggio di ritrovarsi e di vivere a pieno la propria vita con ricchezza di significato.

La paura di essere se stessi si manifesta sotto molteplici forme. È la paura di amarsi esattamente per ciò che si è, per ciò che c’è dentro di noi, per la nostra forma più pura e per il nostro potenziale. Fondamentalmente è la paura della propria natura interiore e si esprime all’esterno con la paura verso l’altro, con il rifiuto e il rinnego dell’altro.

Quando qualcosa ci infastidisce in un’altra persona, spesso è perché abbiamo paura di accettarla dentro di noi. Quando deridiamo qualcosa o quando l’allontaniamo con tutte le forze è perché in una certa forma vive anche dentro di noi ed è importante fare dell’introspezione profonda per andare a scovare le radici di questa paura perché quando abbiamo paura di noi stessi e del nostro potenziale non siamo in grado di esprimerci completamente. Sentiamo dei blocchi, blocchi nella comunicazione, nell’espressione corporea e non riusciamo a entrare in relazione con gli altri e con il mondo esterno nel migliore dei modi e nel nostro più ampio potenziale. Ci riserviamo di dire delle cose, di essere sinceri, di comportarci in un modo piuttosto che in un altro. Il più delle volte perché ci giudichiamo o giudichiamo qualcosa che viene da fuori. 

La paura di essere se stessi si manifesta principalmente nelle relazioni intime e interpersonali, nelle relazioni con gli altri. Quando ci nascondiamo o ci chiudiamo in noi stessi, è perché abbiamo bisogno di esprimere qualcosa che è dentro di noi, ma che abbiamo paura che venga visto dagli altri e ci poniamo le domande «e se gli altri mi vedessero per ciò che sono davvero? cosa penserebbero?» sia nel bene che nel male. Nel male poiché abbiamo paura che i nostri difetti possano non piacere, nel bene perché abbiamo paura che i nostri talenti e le nostre capacità possano creare cambiamento nella nostra vita e in quella degli altri.

Il nostro potenziale interiore possiede sia aspetti luminosi che aspetti d’ombra. Quelli che reputiamo difetti e quelli che reputiamo invece pregi, fanno parte entrambi del nostro potenziale, e se siamo in grado di esserne consapevoli, possiamo sfruttarli tutti per generare luce e armonia nel nostro quotidiano.

Quando accogliamo il nostro potenziale non abbiamo più paura di noi stessi. Siamo sintonizzati con la nostra vera natura, con il nostro Sé più profondo e per farlo è importante debellare i giudizi che ci intrappolano in uno stato di blocco psicofisico, mentale e animico. I giudizi possono derivare dall’educazione, dalla cultura, o da parole che sono state dette da qualcuno nel nostro passato e che ci hanno influenzato. È importante quindi andare a scovare questi giudizi per riuscire ad accedere al nostro più ampio potenziale e un buon modo per fare un passo verso di esso, incontrando il sole che c’è dentro di noi, è semplicemente quello di ascoltarsi.

Ci sono tre tipi di giudizio: il primo è quello che punta il dito verso l’altro e deriva da schemi di vita vissuta provenienti dalla biografia personale di chi giudica, dall’educazione, da condizionamenti sociali o culturali o da giudizi ricevuti dall’esterno e interiorizzati; il secondo tipo è quello che punta il dito e taglia le gambe alla persona come «non sei abbastanza», «non sei capace di…», «non sarai mai in grado di fare…», «è impossibile che tu possa…», ecc. Entrambe queste tipologie di giudizio sono dannose e intossicanti per tutti, poiché minano all’evoluzione personale dell’individuo, tarpandone le ali. Da essi bisogna disidentificarsi, che siano giudizi propri o di altri. Il terzo tipo di giudizio è il discernimento. È quello che permette di fare una buona scrematura, di setacciare e separare i sassi dalla sabbia, distillare la parte più pura di un individuo o di una situazione. Attraverso il discernimento è possibile andare verso l’evoluzione e la crescita e l’unica chiave per accedervi è la consapevolezza, quella che permette di esplorare e scendere in profondità al cuore delle cose.

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Nel cuore, da una prospettiva sciamanica, vi è tutto il potenziale che la nostra anima può vivere ed esperire in questa vita. Sintonizzandosi sul cuore abbiamo la possibilità di accedere al nostro più ampio sentire, vedere, osservare e vivere. Nel cuore vi è coraggio, la forza di crescere e di evolvere, quella forza di scegliere di essere se stessi, in tutto e per tutto. Una volta che si abbraccia il proprio cuore, una volta che si stringe la mano alla propria anima e la si accoglie, si è in grado di immettersi nel mondo con maggiore forza e potere personale.

Una buona pratica per svolgere questo passo di incontro con se stessi è quella di osservarsi allo specchio, guardarsi nei propri pregi e difetti, inspirare ed espirare e cercare di accogliersi per quello che si è. Ogni volta emergerà qualcosa su cui sarà importante andare a fare un lavoro di introspezione, per osservarlo e trasformarlo. Finché non riuscirete a sorridervi allo specchio esattamente per ciò che siete avrete bisogno di accogliervi. Questo è un mezzo di misura personale per vedere quanto avete ancora bisogno di abbracciare la vostra natura. Se riuscite a sorridervi allo specchio, allora sarete voi stessi. Finché non riuscirete a farlo avrete bisogno di continuare il vostro percorso di introspezione per scoprire là dove non riuscite a sorridervi, là dove avete bisogno di perdonarvi, accogliervi, accettarvi.

Una semplice cerimonia di guarigione quotidiana per trasformare questa paura e fare un passo verso se stessi è quella di dedicarsi a un diario della gratitudine. Al suo interno potrete scrivere tutti i motivi per cui siete grati per ciò che siete, raccontare a voi stessi ciò che avete fatto per la comunità, per il mondo o anche semplicemente per una persona e descrivere le vostre qualità. Siate grati per ciò che siete, in questo modo farete un passo verso voi stessi, ogni giorno sempre di più, e sarà sempre più facile sorridervi allo specchio, cosicché quando gli altri si specchieranno in voi possano sorridere a loro volta.

e così ci rimettiamo in cammino…
al prossimo viaggio…

Alberto Fragasso

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fotografia: “Amen” di Jessica Hilltout
tratto da un articolo del giugno 2016